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COME APRIRE UN’IMPRESA EDILE:
TUTTO QUELLO CHE C’È DA SAPERE

Hai già esperienza nel campo e ti piacerebbe metterti in proprio nell’edilizia? Ecco una piccola guida per andare sul sicuro e fare le scelte giuste, dalla stesura del business plan alla contabilità. Per partire con il piede giusto, però, è importante porsi le giuste domande e avere le idee chiare su cosa sai fare e come vuoi farlo.

COSA FA UN’IMPRESA EDILE

Ci sono vari tipi di impresa edile e si differenziano in base alla grandezza e in base ai lavori che prendono in carico. Possono fare costruzioni, lavori di ristrutturazione o manutenzione di immobili. Se vuoi lavorare nell’edilizia devi avere chiare le tue risorse e chiederti a quali lavori desideri dedicarti e quali sono le esigenze del mercato nella città o nella zona in cui lavori.

TIPI DI IMPRESA EDILE

Piccoli appaltatori per ristrutturazioni
Sono le imprese edili più comuni, rientrano nel settore delle PMI, hanno pochi impiegati e affondano le proprie radici nel lavoro artigiano. Generalmente non hanno bisogno di una sede o un ufficio con un gran numero di impiegati amministrativi perché gli incarichi sono concordati con singoli clienti e possono essere gestiti da uno staff minimo. Ramificandosi sul territorio e intrattenendo rapporti positivi con i committenti, possono contare sul lungo periodo in un capitale di fiducia e su molti incarichi piccoli, ma regolari e costanti, che nel loro totale costituiscono comunque una buona fonte di guadagno. Il loro interlocutore ideale può essere l’architetto o l’agenzia immobiliare.

Appaltatori generali
Non offrono un solo servizio (murature, idraulica, termoelettrica), ma più servizi per accontentare un parco clienti più vasto e richieste più mirate. Possono gestire da soli incarichi più articolati, magari per altre aziende.

Manutentori
Si occupano di lavori di manutenzione per privati, aziende e condomini. Il loro interlocutore ideale può essere l’amministratore di condominio.

COME ANALIZZARE IL MERCATO EDILE E FARE UN BUSINESS PLAN

L’edilizia è un’attività fortemente legata al territorio e dunque è importante conoscere le esigenze di chi risiede in una particolare zona e le opportunità che riserva il mercato. La città e ancora in evoluzione, le case sono molto richieste e vengono rilasciate molte licenze edilizie? Oppure il business più appetibile è quello della manutenzione e della ristrutturazione degli edifici già esistenti perché le aree edificabili sono ormai scarse? Sono elementi importanti che devi tenere in considerazione quando punti a conquistare i primi clienti.
Mettendo insieme tutti gli elementi di riflessione (capacità e attitudini, analisi del mercato, disponibilità di capitale e rapporti con le banche) si arriva a definire un business plan. In fase iniziale la consulenza di un commercialista è fondamentale per una prima analisi dei costi e dei ricavi e per modellare il budget sulle specifiche esigenze dell’azienda. Un consulente qualificato è di grande aiuto anche per affrontare i passaggi burocratici essenziali, lasciandoti libero di concentrarti sul tuo business.

IMPRESA EDILE: CODICE ATECO

Cos’è un codice ATECO? È in sostanza un codice alfanumerico che identifica un’attività economica. Il sistema di controllo dell’Agenzia delle Entrate sulle attività economiche, per esigenze di standardizzazione, impone a ogni soggetto che apre la partita IVA di scegliere un codice ATECO, una classificazione Istat che parte dai tre grandi settori di inquadramento delle attività economiche, primaria, secondaria e terziaria. Se vuoi aprire la partita iva come imprenditore edile, sarai classificato ai fini ATECO nella seguente categoria; 43.39.01 Attività non specializzate di lavori edili (muratori), questa è l’attività più generica, che ti garantisce di svolgere tutte quelle attività edili ove non vi siano necessità di titoli specifici.
Una diversa scelta del codice, per esperienza, innesca una sequenza di errori da cui è difficile uscire indenni. Abbiamo seguito il caso di un imprenditore edile che era stato assistito da un consulente non commercialista: si rivolse al nostro studio con una posizione IVA già aperta e con un codice di professionista al posto che artigiano. Abbiamo dovuto spendere molto tempo e denaro per chiudere i rapporti con tutti gli enti amministrativi erroneamente allertati (INPS, Agenzia delle Entrate, Registro delle Imprese e Camera di commercio, solo per fare alcuni esempi) e non sono mancati altrettanti sforzi per denunciare l’inizio attività agli enti corretti. Quindi è fondamentale capire quanto sia importante essere seguiti da un Commercialista Su Misura, con esperienza specifica in una professione come quella dell’edilizia.

EDILI, CONTRIBUTI FISSI E VARIABILI: UN CONSIGLIO AI GIOVANI

Per gli artigiani è previsto il pagamento dei contributi fissi e variabili. I contributi fissi (che saranno la colonna portante della tua pensione futura) sono un costo che dovrai sostenere ogni anno e che ammonta a € 3.836,16, da pagarsi in quattro rate trimestrali. Vi è la possibilità, per chi inizia l’attività, senza mai averla svolta prima, neanche come dipendente, di non pagare i fissi, ma di pagare tutto in liquidazione annuale. Ed ecco un consiglio per i giovani: sicuramente è meglio non pagare i fissi, che spesso hanno una base imponibile inferiore a quanto effettivamente si guadagna, con un notevole risparmio finanziario. Se poi si considera che la pensione si vedrà a babbo morto… Per chi, invece, ha una storia contributiva consolidata e vede la pensione più vicina, allora il consiglio è di alimentare con i contributi fissi la propria pensione futura.

QUALE REGIME FISCALE PER GLI ARTIGIANI EDILI

L’artigiano edile che inizia l’attività ha la possibilità di scegliere, a determinate condizioni, il regime contabile che preferisce.

QUALE REGIME FISCALE PER GLI ARTIGIANI EDILI

L’artigiano edile che inizia l’attività ha la possibilità di scegliere, a determinate condizioni, il regime contabile che preferisce. Il regime contabile è una specie di contratto che si fa con l’Agenzia delle Entrate per determinare come saranno versate le imposte nel futuro dell’attività. È opinione comune di molti artigiani edili che il migliore sia il regime contabile forfettario (Articolo 1, commi 54 -89 della legge n. 190 del 23 dicembre 2014 – Legge di Stabilità 2015) e pertanto quasi tutti lo scelgono.

COS’È IL REGIME CONTABILE FORFETTARIO PER GLI EDILI

Il regime forfettario è un regime agevolato che permette di versare l’IRPEF (imposta sui redditi delle persone fisiche) solo su un reddito figurativo, rappresentato dal 86% dei ricavi. Pertanto, se un edile dovesse fatturare in un anno 5.000,00 euro verrà tassato su un reddito di 4.300,00. Le imposte su questo reddito possono essere del 5% o del 15% a seconda che sia una nuova attività o sia la prosecuzione di una precedentemente svolta anche in forma di dipendente.
Un’importantissima conseguenza della scelta di questo regime è che non si è soggetti a IVA. Senza questo regime, in linea di principio, l’artigiano dovrebbe emettere fattura con IVA, ma questo non è sempre vero, lo vedremo nel capitolo dell’IVA.

EDILI: CHI PUÒ ACCEDERE AL REGIME FORFETTARIO

Ricordo che il regime forfettario per gli edili è rivolto agli imprenditori che rispettano, tra gli altri, i seguenti requisiti:

  • Fatturato annuale inferiore a 65.000 euro
  • Residenza in Italia (o produzione del 70% del reddito su suolo italiano)

Rimangono, invece, esclusi dal regime di vantaggio quegli edili che, tra le altre condizioni:

  • Possiedono quote di partecipazione a società e/o associazioni (anche di tipo familiare)
  • Controllano S.r.l. appartenenti al medesimo settore

EDILI: COS’È LA CONTABILITÀ SEMPLIFICATA

L’altro regime, scarsamente utilizzato dagli edili, è quello della contabilità semplificata. In questo caso il reddito su cui calcolare le imposte è determinato in modo analitico, ossia deducendo i costi dai ricavi, quindi se hai fatturato ai clienti a fine anno 30.000,00 euro e hai sostenuto costi (auto, affitto immobile, materiale edile, assicurazioni, commercialista ecc.) per 11.000,00 euro, avrai un reddito imponibile di 19.000,00 euro, su cui applicare le aliquote IRPEF a seconda dello scaglione.
L’opzione tra i due regimi va ponderata con il meccanismo dell’IVA (su questo argomento, rimando per l’argomento al titolo “Cos’è l’IVA e quando si applica”), e fare la scelta giusta è fondamentale. Un mio consiglio personale: l’inizio dell’attività è la parte più importante del tuo lavoro. In questa fase bisogna stare molto attenti perché si intrecciano problematiche di detrazioni, deduzioni e detraibilità IVA. Una consulenza da parte di un commercialista su misura è essenziale.

QUALCHE ESEMPIO DI REGIME CONTABILE FORFETTARIO

Il calcolo puntuale di convenienza su questo argomento deve essere effettuato caso per caso, giusto appunto su misura, ma do alcune indicazioni sui meccanismi dei due regimi contabili illustrati.
La base su cui calcolare l’IRPEF e i contributi INPS (importi che andranno a formare la nostra pensione futura), sono differenti: per gli edili forfettari ammonta al 86% dei ricavi, mentre per gli edili semplificati è determinato dalla differenza tra ricavi e costi, con un minimo fisso.
Calcolata la base imponibile si applica l’IRPEF, nel caso dei forfettari nella misura del 5% o 15% (a seconda se si tratta di nuova iniziativa produttiva o meno), per i semplificati la misura è del 23% o altra aliquota a seconda dello scaglione d’imposta.

Per i forfettari riporto alcuni esempi:

Giuseppe, 34 anni, edile
• Fatturato lordo: 30.000 euro
• Reddito imponibile (fatturato – spese = 86%): 25.800 euro
• Imposta sostitutiva (5 / 15%): 1.292 / 3.870 euro

Tiziano, 49 anni, edile
• Fatturato lordo: 25.000 euro
• Reddito imponibile (fatturato – spese = 86%): 21.500 euro
• Imposta sostitutiva (5 / 15%): 1.075 / 3.225 euro

Michele, 40 anni, edile
• Fatturato lordo: 40.000 euro
• Reddito imponibile (fatturato – spese = 86%): 34.400 euro
• Imposta sostitutiva (5 / 15%): 1.720 / 5.160 euro

Oltre all’imposta sostitutiva di cui sopra, ogni imprenditore edile è tenuto a versare da sé i propri contributi previdenziali secondo le modalità (aliquote, scadenze, ecc.) indicate dalla Cassa Previdenziale di riferimento, nel caso degli edili la cassa di riferimento è l’INPS artigiani.

L’iscrizione INPS artigiani ha delle prerogative:
• dovrai versare contributi in maniera fissa sul reddito minimale, in modo tale da non dover versarli tutti assieme a saldo;
• potrai dedurre interamente i tuoi contributi INPS dalla Dichiarazione dei Redditi.
L’aliquota prevista per l’anno 2020 varia tra il 24% e il 25% sul tuo reddito imponibile a seconda che superi o meno il reddito di euro 47.379,00.

Di conseguenza, tornando agli esempi di qui sopra:

Giuseppe, 34 anni, edile
• Fatturato lordo: 30.000 euro
• Reddito imponibile (fatturato – spese = 86%): 25.800 euro
• Contributi INPS: 6.192 euro

Tiziano, 49 anni, edile
• Fatturato lordo: 25.000 euro
• Reddito imponibile (fatturato – spese = 86%): 21.500 euro
• Contributi INPS: 5.160 euro

Michele, 40 anni, edile
• Fatturato lordo: 40.000 euro
• Reddito imponibile (fatturato – spese = 86%): 34.400 euro
• Contributi INPS: 8.250 euro

EDILI: COS’È L’IVA E QUANDO SI APPLICA

L’IVA è l’imposta sul valore aggiunto. È un’imposta teoricamente neutrale, infatti il professionista sostanzialmente fa l’esattore, riscuote l’imposta dal cliente e la versa allo Stato. Quindi, se per esempio la prestazione dell’edile ammonta a 70 euro, aggiungo l’IVA del 22% e il cliente paga 85,40 euro. Alla fine del mese o del trimestre, l’edile trattiene 70 euro e versa allo Stato 15,40 euro.
Un giorno spiegai questo meccanismo a un tuo collega, la teoria non faceva una piega, ma lui molto acutamente mi rispose: “Col cavolo che l’IVA è neutrale!” Pur rimanendo della mia opinione, credo sia opportuno analizzare quanto segue per rendersi conto che in effetti anche il mio cliente aveva le sue ragioni, soprattutto considerando l’inquadramento del regime contabile dei forfettari.
Il cliente in questione era nella felice posizione di poter scegliere tra il regime forfettario e quello semplificato che comporta l’applicazione dell’IVA, così assieme abbiamo confrontato la situazione di un edile con il regime semplificato e di uno con il forfettario: la stessa identica prestazione, poniamo di 70 euro, deve essere fatturata a euro 85,40 (70 + 22%) contro i 70,00 del regime forfettario. Ora capirete che un potenziale cliente si troverà a spendere meno con il secondo edile rispetto al primo: è palese la distorsione operata dall’IVA sulla concorrenza di mercato e pertanto, da un certo punto di vista, l’IVA non è che sia proprio neutrale.

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Per aprire un’impresa edile è fondamentale stabilire cosa vuoi fare e come vuoi farlo, studiare la concorrenza, analizzare il mercato di riferimento, chi sono i tuoi fornitori, quali sono i tuoi mezzi e stimare costi e ricavi. Oltre alle spese per aprire la Partita IVA da edile e ai costi per imposte e contributi, tuttavia, occorre sommare anche l’onorario del tuo commercialista che ti aiuterà a predisporre il business plan e la Dichiarazione di inizio attività e a inoltrarla all’Agenzia delle Entrate.

Abbiamo visto come un errore di impostazione possa trasformarsi in una valanga di complicazioni e come sia essenziale avere un bravo commercialista. Raffaele Lombardo, il Commercialista Su Misura, assicura consulenze efficaci e mirate a un costo personalizzato (base, middle e premium) a seconda delle esigenze di ogni cliente. Senza contare la comoda piattaforma digitale dalla quale potrai visionare l’andamento dell’attività e le prossime scadenze, emettere fatture e gestire i tuoi clienti.

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