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Imposte di giugno, liquidità, banche: come mettere tutti d’accordo

Il commercialista non ti ha ancora detto quante tasse pagare a giugno? Devi organizzarti con un business plan o tax planning.

Niente paura, non è un’impresa impossibile e io ti spiegherò per filo e per segno come fare. Quindi vai avanti e continua a leggere con attenzione come riuscire ad arrivare all’appuntamento di giugno pronto.

Devi sapere che l’Agenzia delle Entrate chiede le imposte, ai lavoratori autonomi e alle imprese, in due momenti fondamentali dell’anno.

A Giugno, con eventuali proroghe, si deve versare all’erario il saldo dell’anno prima e il primo acconto dell’anno in corso, a Novembre in unica soluzione, il secondo acconto.

Tale sistema è stato ideato per avvicinare i lavoratori autonomi ai dipendenti. Questi ultimi, tramite le ritenute che opera il datore di lavoro, versano le imposte dell’anno mese per mese.

Anticipiamo il problema tasse, prima lo sappiamo meglio ci organizziamo.

Purtroppo, ad oggi noi autonomi, non possiamo versarle come i dipendenti, è a questo punto che ci si deve organizzare per arrivare alle scadenze in anticipo, in modo tale da organizzarci finanziariamente.

Prima si hanno le informazioni sulle uscite future e meglio si riesce a gestire la liquidità dell’azienda o familiare, magari incassando più velocemente qualche credito, oppure posticipando qualche fornitore.

La programmazione finanziaria.

La programmazione finanziaria per l’esborso delle imposte, non passa solo dall’organizzazione dello spostamento dei pagamenti dei fornitori, l’anticipo degli incassi o la richiesta di utilizzo di finanziamenti aziendali, quali il castelletto o l’anticipo delle riba.

E’ importante sapere che piccoli accorgimenti, permettono di mantenere la liquidità a prezzi ragionevoli, soprattutto quando il sistema bancario ha raggiunto il massimo di affidamento.

Dilazioniamo nell’anno le imposte.

Il primo sistema, che sicuramente conoscerai, è quello di dilazionare il pagamento delle imposte di giugno, a rate nei mesi di giugno, luglio, agosto, settembre, ottobre e novembre.

Ciò ti darà la possibilità di non impattare in modo troppo traumatico sul ciclo finanziario della tua azienda.

Valutiamo gli acconti di imposta da versare.

Un altro sistema è legato al fatto che a giugno paghi sia il saldo dell’anno precedente, che l’acconto dell’anno successivo, la legge ti permette di calcolare l’acconto in vari modi, quello storico, legato all’ammontare delle tasse dell’anno precedente e quello previsionale, legato al reddito che ti aspetti di avere nell’anno in corso.

Così se per esempio l’anno passato hai avuto delle entrate straordinarie che hanno aumentato il reddito, puoi calcolare gli acconti sul reddito dell’anno precedente, al netto della variazione straordinaria, ora ti faccio un esempio.

Un mio cliente ha sempre avuto un reddito medio di 60.000,00 euro, ma l’anno passato ha venduto uno dei suoi negozi e ha conseguito un utile su quella vendita pari a 100.000,00 euro, pertanto  a fine anno ha un reddito di 160.000,00 euro. Siccome non vende negozi tutti gli anni, prevede che nell’anno in corso il suo reddito torni alla normalità, ossia a 60.000,00 euro. In tal caso l’acconto per l’anno in corso, verrà pagato solo su un reddito di 60.000,00 euro.

Se ipotizziamo un’imposizione del 27%, se si utilizzasse il metodo storico, dovrebbe versare a giugno un saldo di 43.200,00 euro e un acconto di circa la metà di tale cifra, per un totale di 64.800,00 euro. Se applicasse il metodo previsionale andrebbe a versare circa 51.300,00 euro risparmiando un’uscita finanziaria di circa 13.500,00 euro.

A mali estremi….. chiediamo aiuto al fisco.

Un altro sistema per programmare la fiscalità, è l’utilizzo degli incentivi deflattivi al contenzioso, forse conosciuti più comunemente come ravvedimenti operosi, posticipare il pagamento delle imposte oltre le scadenze indicate è sanzionato, ma se ravvedute entro certi termini, la sanzione può essere conveniente in momenti in cui non si riesce ad accedere al credito bancario per svariati motivi.

Per esempio, una mia cliente avrà da versare un saldo a giungo di euro 14.000,00 e un acconto di euro 10.000,00.

A fronte di tale consistente somma da versare, ha scelto di farsi finanziare per euro 14.000,00 saldo dell’anno precedente e chiudere mentalmente quell’annualità.

Per quanto riguarda l’acconto, lo verserà nei modi ordinari, in modo tale che  il prossimo anno avrà una parte di imposte già versate.

Ma che fine fanno i 14.000,00 euro che non paga?

Il fisco, ne viene a conoscenza solo dopo aver presentato le dichiarazioni dei redditi, che di solito è a novembre. L’ora che il sistema informatico  elabora tutte le dichiarazioni è probabile che lo stato se ne accorga verso giugno dell’anno successivo.

Cosa succede una volta che il fisco si accorge che non ha pagato il saldo Irpef?

Le notificherà un avviso bonario, in cui le comunicherà che non ho versato le imposte e che può provvedere entro 30 giorni,  in unica soluzione o dilazionando la spese in 20 rate trimestrali.

Ma quanto le costerà? Il 5,50% annuo, ora vi spiego perchè.

La sanzione comminata per l’omesso versamento ammonta a 30%, ma se nei 30 giorni successivi al ricevimento dell’avviso bonario pago in unica soluzione o stabilisco un piano di rientro, allora la sanzione è diminuita di un terzo, diventando il 10%.

Inoltre il tasso di interesse passivo sulla dilazione ammonta al 3,5% annuo.

Se si dilaziona in 20 rate trimestrali è come se pagassi in 5 anni, pertanto avrò la mia sanzione del 10% divisa in 5 anni, con un’incidenza del 2% all’anno.

Importante!!! Facendomi finanziare dal fisco, avrò più spazio per il fido di cassa o per lo sconto delle riba ed in ogni caso il debito non viene rilevato dalla banca, facendo apparire la mia cliente più solvibile. Il tutto senza infrangere nessuna regola!!!